Bevande gassate al supermercato: quello che i produttori non vogliono farti leggere sulle etichette ti cambierà la spesa per sempre

Quando afferriamo una bottiglia di bevanda gassata dallo scaffale del supermercato, raramente ci soffermiamo su un dettaglio apparentemente insignificante: la denominazione di vendita. Eppure, proprio in questa dicitura si nasconde una delle lacune informative più rilevanti per chi desidera fare scelte alimentari consapevoli. Termini come “bevanda analcolica”, “bibita analcolica” o “soft drink” sono previsti dalla normativa come denominazioni generiche di categoria, ma non comunicano in modo immediato il profilo nutrizionale del prodotto, in particolare il contenuto di zuccheri.

Cosa ci dice davvero l’etichetta delle bevande gassate

La normativa europea impone ai produttori di indicare chiaramente la denominazione di vendita, ma consente l’uso di categorie generiche come “bibita analcolica gassata” purché l’elenco ingredienti e la dichiarazione nutrizionale siano presenti e conformi al Regolamento UE n. 1169/2011. Una “bibita analcolica” può legittimamente contenere quantità variabili di zuccheri, edulcoranti, coloranti e aromi, senza che la sola dicitura frontale espliciti tali quantità.

Il consumatore deve quindi voltare la confezione, cercare la tabella nutrizionale e leggere i grammi di “carboidrati, di cui zuccheri” per 100 ml, come previsto obbligatoriamente per la maggior parte degli alimenti preimballati dal 2016. In molte bevande zuccherate, il contenuto è nell’ordine di 10-11 grammi di zuccheri per 100 ml, il che significa circa 33-35 grammi in una lattina da 330 ml, l’equivalente di circa 8-9 cucchiaini da tè.

Le denominazioni vaghe permettono di collocare bevande con profili nutrizionali molto diversi sotto la stessa categoria legale, rendendo meno immediato il confronto per chi non consulta la tabella nutrizionale durante una spesa veloce.

Il problema degli zuccheri nascosti nelle denominazioni generiche

L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di limitare l’assunzione di zuccheri liberi – quelli aggiunti più quelli naturalmente presenti in succhi di frutta e concentrati – a meno del 10% dell’apporto energetico totale giornaliero, suggerendo un’ulteriore riduzione al 5% per benefici aggiuntivi alla salute. Per un adulto con fabbisogno di circa 2000 kcal al giorno, il 5% corrisponde approssimativamente a 25 grammi di zuccheri liberi.

Una singola lattina da 330 ml di comune bevanda gassata zuccherata, con circa 35 grammi di zuccheri, può superare questa soglia raccomandata in un’unica porzione. La dicitura generica non fornisce indicazioni quantitative sugli zuccheri: il consumatore può cogliere questo dato solo leggendo la dichiarazione nutrizionale, che non sempre viene consultata.

Altri prodotti presentano denominazioni più descrittive regolamentate, come “succo di frutta” o “nettare di frutta”, per i quali la normativa specifica percentuali minime di frutta e composizione. Tali denominazioni già suggeriscono una base fruttata, mentre nel caso di molte bibite gassate la denominazione non distingue fra bevande con elevato tenore di zucchero aggiunto e versioni light o zero.

Le conseguenze per la salute pubblica

Il consumo eccessivo di zuccheri liberi, in particolare tramite bevande zuccherate, è associato da una vasta letteratura scientifica a diversi esiti negativi di salute. Studi e meta-analisi documentano correlazioni significative con obesità e aumento di peso, soprattutto in età pediatrica, mostrando che un maggiore apporto di zuccheri da bevande zuccherate è associato a incremento del peso corporeo in adulti e bambini. Il consumo regolare di bevande zuccherate aumenta anche il rischio di diabete di tipo 2, indipendentemente dall’apporto calorico totale e dall’indice di massa corporea.

Un’elevata quota di calorie da zuccheri aggiunti è associata a un aumento della mortalità per malattie cardiovascolari, mentre il rischio di problemi dentali, in particolare carie, aumenta proporzionalmente con la quantità di zuccheri nella dieta in tutte le fasce d’età. Diversi studi hanno riportato inoltre un’associazione tra consumo di soft drink zuccherati e rischio di sindrome metabolica, ipertrigliceridemia e basso colesterolo HDL.

Quando le etichette non rendono immediatamente percepibile l’elevato contenuto di zuccheri, i consumatori hanno più difficoltà a valutare l’impatto di un consumo frequente di tali prodotti, specialmente quando acquistano per bambini e adolescenti.

Come orientarsi tra le diciture ambigue

Di fronte a queste limitazioni comunicative, diventa fondamentale sviluppare una strategia di lettura delle etichette che vada oltre la sola denominazione di vendita. Controllare la tabella nutrizionale rappresenta il primo passo essenziale. La sezione “carboidrati, di cui zuccheri” è cruciale: la normativa prevede che questi valori siano espressi per 100 grammi o 100 ml. Le confezioni di bevande possono contenere volumi diversi – 250, 330, 500 ml o oltre – quindi è necessario moltiplicare il valore per 100 ml per il volume effettivo per ottenere i grammi di zuccheri totali.

Leggere l’elenco degli ingredienti offre ulteriori indizi preziosi. Gli ingredienti sono elencati in ordine decrescente di peso: se compaiono ai primi posti termini come “zucchero”, “sciroppo di glucosio-fruttosio”, “sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio” o “saccarosio”, questo indica che gli zuccheri aggiunti costituiscono una quota significativa del prodotto.

Le alternative e le nuove etichettature

Alcuni sistemi di etichettatura frontale volontari sono stati sviluppati per rendere più immediata la comprensione del profilo nutrizionale. Il Nutri-Score, sviluppato inizialmente in Francia, attribuisce alle confezioni una lettera da A a E e un colore da verde a rosso, in base a un algoritmo che considera energia, zuccheri, grassi saturi, sale, fibre, proteine e percentuale di frutta, verdura, legumi e frutta secca. È adottato ufficialmente in paesi come Francia, Belgio, Spagna, Germania, Paesi Bassi e Lussemburgo.

I sistemi a semaforo nutrizionale, come quello britannico, utilizzano colori verde, ambra e rosso in etichetta frontale per indicare se il contenuto di grassi, grassi saturi, zuccheri e sale per 100 grammi o ml è basso, medio o alto. Questi sistemi sono riconosciuti dalla Commissione Europea come modelli di etichettatura nutrizionale supplementare frontale, ma attualmente non sono armonizzati né resi obbligatori a livello UE. In Italia il Nutri-Score non è adottato a livello istituzionale e l’utilizzo di tali sistemi rimane su base volontaria.

Cosa possiamo pretendere come consumatori

La denominazione di vendita dovrebbe idealmente contribuire alla trasparenza, ma per come è definita dalla normativa europea non è concepita per comunicare il rischio nutrizionale, bensì la natura legale e commerciale del prodotto. Organismi internazionali raccomandano, tra le strategie per ridurre il consumo eccessivo di zuccheri, sistemi di etichettatura nutrizionale frontale chiari e facilmente comprensibili e informazione accessibile per gruppi vulnerabili.

L’educazione alla lettura critica delle etichette rimane uno strumento essenziale. Diverse agenzie sanitarie sottolineano l’importanza di rafforzare le competenze di alfabetizzazione alimentare per permettere ai cittadini di valutare autonomamente le informazioni nutrizionali. Investire qualche secondo in più per leggere tabella nutrizionale e ingredienti può trasformare un consumo occasionale e consapevole di bevande zuccherate in una scelta informata, riducendo il rischio di un’esposizione quotidiana inconsapevole a quantità eccessive di zuccheri liberi.

Un consumatore informato è un attore centrale nelle strategie di prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili, e questa consapevolezza è rilevante non solo per la propria salute, ma anche per quella dei membri più giovani della famiglia. La prossima volta che afferrate una bibita gassata, ricordate che dietro quella denominazione apparentemente neutra possono nascondersi scelte nutrizionali importanti: basta sapere dove guardare.

Quanti grammi di zucchero pensi ci siano in una lattina?
Meno di 10 grammi
Circa 15-20 grammi
Circa 25-30 grammi
Più di 35 grammi

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